Nato nel 1960 a Malone, nello Stato di New York, Bob Mould si trasferisce nel Minnesota per studiare al college e qui conosce nel 1978 Grant Hart con cui forma I leggendari Hüsker Dü, una delle band più significative dell’indie rock americano. Dal folgorante hardcore che ne contraddistingue gli esordi, il trio di Minneapolis, di cui Mould è cantante e chitarrista, si evolve verso una forma originale di punk, sempre viscerale e veloce ma armonicamente più strutturata, di cui sono espressione l’EP Metal Circus (1983) e soprattutto Zen Arcade, il doppio LP del 1984 uscito per la SST e considerato uno dei dischi più importanti del decennio, stilisticamente una delle opere più mature e complesse del punk, cui Bob infonde un lirismo di rara intensità oltre ad allargarne l’orizzonte compositivo.
Con quattro 33 giri pubblicati tra il 1985 e il 1987, gli Hüsker Dü saranno fonte d’ispirazione per moltissime band alternative, tra cui Pixies, Nirvana, Lemonheads e Soul Asylum. In più entrano nell’orbita di una major, la Warner, primo gruppo del circuito indipendente negli anni ’80 a fare il grande salto firmando un contratto per una multinazionale. L’ultimo album Warehouse: Songs and Stories è un altro doppio LP che ne cristallizza la formula sonora definitiva, un punk-core melodico saturo di distorsione e reso più evocativo da elementi di matrice psichedelica.
Sciolti gli Hüsker Dü per tensioni – tuttora non sopite – tra lui e Hart, i due cantanti e autori del gruppo, Mould pubblica il suo primo album da solista Workbook (1989), composto e realizzato con suoni più acustici e puliti e impreziosito da arrangiamenti in stile folk e cameristico. Il successivo Black Sheets of Rain (1990) è invece più violento e distorto, in pieno mood grunge. Proprio il boom del rock alternativo ispira Mould a formare gli Sugar, un nuovo power trio con cui entra per la prima volta nei piani alti delle classifiche britanniche grazie a Copper Blue (1992), recentemente ristampato in edizione ampliata come il mini album Beaster (1993) e il successivo File Under: Easy Listening (1994). Chiusa l’esperienza degli Sugar, Bob riprende a pubblicare dischi a proprio nome oscillando tra un cantautorato quasi lo-fi (nel disco omonimo del 1996), il rock e persino la svolta disco-kitsch di Modulate (2002), ispirato alla dance commerciale di Cher e Sasha. Non è prevista nessuna reunion degli Hüsker Dü o degli Sugar ma alle loro sonorità si ispirano Silver Age (2012), in cui ritroviamo tutte le sfumature del songwriter che ha reso epico l’hardcore tracciando la via del rock alternativo degli anni ’90, e Beauty and Ruin (2014) dove l’autore compare per la prima volta in copertina, con un fotomontaggio tra un suo ritratto recente e un vecchio primo piano ritagliato dalla prima foto promozionale degli Hüsker Dü, datata 1980. Nel 2011 ha firmato, insieme al critico musicale Michael Azerrad, l’autobiografia See a Little Light: The Trail of Rage and Melody. See a Little Light: A Celebration of the Music and Legacy of Bob Mould dovrebbe essere invece il titolo del film dedicato al concerto del novembre 2013 a Los Angeles, che lo ha visto duettare con ospiti come Dave Grohl, Ryan Adams, Grant Lee Phillips e i No Age. L’ultimo album, successore di “Patch The Sky“, uscito ormai tre anni fa, si intitola “Sunshine Rock” ed è uscito l’8 febbraio 2019 per Merge Records.
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