Billy Nomates

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    La domanda che più di tutte le altre ispira Tor Maries a scrivere come Billy Nomates è: quale voce manca nella stanza?

    Un faro di brutale verità in un’industria costruita su sciocchezze insignificanti, la cantautrice con sede a Bristol dà voce ai messi a tacere, ai disillusi, ai cuori spezzati e agli esausti, collezionando messaggi brillanti e mordaci dai margini di una società impantanata in un clima di austerità, nella disuguaglianza e nell’isolamento. Oppure, come dice Maries, con la sua tipica schiettezza, “C’è fin troppa musica nel mondo, quindi non tutto ciò che uno fa deve contare”. 

    Ma “fare in modo che ogni cosa conti” potrebbe anche funzionare come mantra creativo per Maries. Dalle immagini d’impatto che alimentano il suo post-punk pieno di sentimento e dark humor, alla struttura del suono che ottiene con il suo allestimento provocatoriamente DIY. Non c’è un solo dettaglio superfluo nell’intera produzione di Maries quando veste i panni di Billy Nomates. È proprio questa combinazione di autenticità e bruciante consapevolezza che ha reso il debutto omonimo del 2020 una tale rivelazione, annoverando tra gli ammiratori di Maries personalità come Iggy Pop, Geoff Barrow, Sleaford Mods e Steve Albini. E mentre avanza verso l’album numero due, Maries è più concentrata che mai nella sua missione.

    Cresciuta in una famiglia operaia a Melton Mowbray, Maries ha ereditato il suo amore per la musica da suo padre. Un grande fan dell’aAmericana e del punk acerbo il padre di Maries era un insegnante di musica presso la scuola media locale, il che è servito a stuzzicare la curiosità di Maries per gli strumenti in giro per casa, dalla chitarra alla batteria, al pianoforte verticale sempre leggermente stonato. All’età di sei anni Maries già registrava canzoni originali su un registratore a quattro tracce, e da piccola cercava “ogni opportunità” per dedicarsi alla musica, cantando nel coro della scuola e suonando la chitarra in un susseguirsi di band con gli amici.

    Oggi, Maries attribuisce la sua spinta incessante ai dintorni oppressivi di una piccola cittadina. “È come chiedere: per favore dimmi che esiste qualcosa di meglio di questo!” ride. Dopo essere stata rifiutata al BIMM insieme ai suoi compagni di band, a 16 anni Maries si è trasferita a Bristol a prescindere, intraprendendo lavori di ogni tipo mentre seguiva la band ovunque. “Eravamo convinti che saremmo stati messi sotto contratto da una major”, sorride. “Quindi era come: viviamo tutti insieme, viviamo di sussidio e scriviamo musica. Ma in realtà è stato solo un fottuto incubo”.

    Dopo l’aspra separazione della band, Maries ha giurato di rinunciare completamente alla musica, troppo scottata da quell’esperienza. “Dai 23 ai 28 anni circa, non avevo alcun interesse per la musica”, spiega in modo pratico. “Non scrivevo e non andavo nemmeno ai concerti, solo perché ero così stufa che non funzionasse. La musica sembrava l’hobby di una persona ricca, a dire il vero: semplicemente non era qualcosa che persone come me potevano permettersi di fare. Ricordo vividamente la sensazione che la musica fosse un club in cui non sarei mai entrata. Quindi ho pensato, beh, non starò più ad aspettare fuori: andrò a fare qualcos’altro.”

    Trasferendosi da Bristol a Bournemouth, Maries si stabilì in un ritmo di vita più tranquillo, pagando l’affitto con una serie di lavori d’ufficio insoddisfacenti ma stabili. Ma quando, in seguito al crollo di una relazione, Maries è rimasta al verde e ha iniziato a dormire sul divano di sua sorella mentre continuava a svolgere più lavori, è caduta in una profonda depressione.

    “La fine dei miei 20 anni è stata in qualche modo terrificante, pensando a ciò che avevo ottenuto e a ciò che non avevo raggiunto…”, sospira. “Sono semplicemente impazzita, ed era come se dovessi scegliere tra lasciare il paese con tutti i soldi che avevo e fare qualcosa di pazzo, ingoiare un barattolo di pillole, o scrivere un album. Ad ogni modo, bisogna scegliere come gestire questa energia perché altrimenti esplodi”.

    Allestendo uno studio improvvisato nella cucina di sua sorella e prendendo in prestito l’attrezzatura di suo cognato, Maries iniziò a scrivere il suo album di debutto come Billy Nomates, uno pseudonimo ispirato da un insulto ricevuto partecipando a un concerto da sola. Il suo unico obiettivo per l’album era “l’onestà totale”, ed è rimasta sbalordita nel constatare quanto lai frustrazione della sua vita sgorgasse fuori, mentre punzecchiava lavori senza fine (“Supermarket Sweep“, “Call In Sick“), cultura hipster (‘Hippy Elite‘), sessismo (“No“) e una serie di disuguaglianze sociali.

    Più o meno nello stesso periodo, Maries ha visto gli Sleaford Mods dal vivo nel loro tour “Eton Alive” e, sbalordita dal loro approccio musicale impenitentemente lo-fi, si è sentita ulteriormente incoraggiata a perseguire la sua visione senza restrizioni. Percependo che fossero spiriti affini, ha inviato demo alla band, che ha contattato e presentato Maries al loro management. A sua volta, il manager di Maries ha condiviso la sua musica con Geoff Barrow, che ha prontamente firmato Billy Nomates per Invada Records. Con alcuni tocchi finali di produzione da parte di Barrow – e un’apparizione come ospite degli Sleaford Mods in “Supermarket Sweep” – l’album di debutto di Maries è stato pubblicato nell’agosto del 2020.

    Guardando indietro con l’esperienza ora, Maries si sente profondamente in conflitto. “Tenere il disco fisico nelle mie mani è stato un tale momento clou, tipo, cazzo, l’ho fatto! Ma il 2020 è stato un tale casino che non associo necessariamente l’album a cose buone: lo associo a tutte queste telefonate in preda al panico. A un certo punto, quasi non sarebbe stato nemmeno pubblicato, e quando è uscito è stato respinto”.

    Tuttavia, “Billy Nomates” è stato un successo di critica e, con i brani che hanno ricevuto un’intensa trasmissione su BBC 6Music, Maries era saldamente in ascesa. Nell’autunno del 2020, è apparsa nel singolo “Mork n Mindy” degli Sleaford Mods e un anno dopo è stata il principale supporto per il loro tour “Spare Ribs”, mentre nell’aprile 2021 Maries ha pubblicato un acclamato EP di brani composti durante il lockdown intitolato “Emergency Telephone“. Ma, come spiega Maries, dietro le quinte le cose erano tutt’altro che rosee.

    “Ero profondamente depressa. Ho passato il terzo lockdown rintanata nella stanza degli ospiti da mio padre sull’Isola di Wight, contando solo i giorni e sentendomi molto, molto distaccata da tutte le cose interessanti successe intorno all’album. Tutto quello che riuscivo a pensare era che la carriera che avevo aspettato per tutta la vita fosse completamente crollata”.

    Fu con questa mentalità che Maries scrisse “Blue Bones“, l’eccellente primo assaggio del suo secondo album in studio CACTI. Un bop synth-pop gentile, influenzato dagli anni ’80, e – ironia della sorte – una celebrazione della vita, in cui Maries fissa i propri impulsi suicidi con il ritornello: “La morte non mi eccita come una volta“.

    “È stata la prima cosa che ho scritto quando sono tornata a Bristol”, spiega. “Per me, Invada Studios è un posto così pieno di speranza. Il fatto che io sia anche in quella stanza, sono costantemente tipo, cazzo! Come sono arrivata fin qui? Quindi ho scritto la canzone istintivamente, tipo: forza, tiralo fuori!”.

    È una canzone che senza dubbio risuonerà familiare a chiunque stia ancora elaborando il trauma degli ultimi due anni e il misterioso senso di apatia che aleggia. In effetti, Maries è la prima ad ammettere che sta “ancora ricalibrando” il post-pandemia, un’idea che può già vedere filtrare attraverso alcune delle nuove canzoni, insieme al dolore e ai temi più politici.

    “Mi interessano solo le canzoni che ascolti e pensi: io ho vissuto quell’esperienza”, spiega. “Ed è per questo che sono quasi grata che le cose non abbiano funzionato per me quando ero più giovane. Quella lotta ha plasmato ciò di cui parla Billy Nomates, e senza di essa non avrei scritto la metà in modo perspicace o significativo”

    Il suo secondo album “CACTI” uscirà il 13 gennaio 2023 e sarà un’esplosione di beat pulsanti accompagnati dallo sguardo pungente di Tor Maries sul mondo, che potremo ascoltare anche dal vivo a marzo. 

    Fabio De Marco – fabio@dnaconcerti.com