Terminati i live la voglia di suonare è ancora tanta. Gli I Hate My Village si ritrovano in studio e iniziano a registrare le prove su un registratore a cassetta, riesumato direttamente dagli anni ’90. Sfruttando i limiti della banda magnetica di un supporto obsoleto e per questo avveniristico, IHMV riescono a trovare in questi limiti un grande potenziale creativo e il registratore diventa lui stesso uno strumento. Tutta la musica di queste sessioni – che confluiranno nell’EP Gibbone, uscito ad agosto 2021 – risente e gode allo stesso tempo di questa attitudine ‘plug & play‘ che da un lato impone una iper-compressione dei suoni e una distorsione armonica maggiore ma soprattutto, avendo a disposizione solamente 4 tracce, si è obbligati ad immortalare le proprie idee fin da subito. Impossibile rimaneggiare o modificare. Insomma, questi brani sono figli di un ‘hic e nunc’ dettato dallo strumento registratore che ci trasporta direttamente nel momento della scrittura.“Yellowblack” è uno dei primi pezzi che vede la luce. È un brano cinetico, che contiene tutti gli ingredienti del sound che ha caratterizzato e reso inconfondibile il progetto. Tornano quindi i ritmi dall’Africa, la psichedelia e note pop. Il risultato è, ancora una volta, un mix straordinario che rispecchia la continua voglia di contaminarsi e ampliare il proprio registro creativo, complici un arpeggiatore synth, riff afro-futuristi, un groove di batteria irresistibile e un basso scoppiettante. Un suono affascinante quanto suggestivo e decisamente travolgente capace di unire mondi apparentemente lontani che in I Hate My Village sembrano coesistere da sempre.
Il 21 marzo 2024 la band pubblica un nuovo singolo, Water Tanks, a cui fanno seguito Artiminime e Jim. I brani anticipano Nevermind The Tempo, il nuovo album uscito il 17 maggio per Locomotiv Records, l’etichetta bolognese nata dalle frizzanti atmosfere del Locomotiv Club di Bologna.
Nevermind The Tempo è una specie di manualetto per sbagliare. Un disco sgrammaticato che non cerca nessuna grammatica, che non rincorre nessuna architettura musicale. Un elogio dell’errore e dell’imperfezione come risposta all’assillante ricerca di perfezione del nostro tempo.
Un album capace di creare un universo nuovo, visionario e libero, in continua evoluzione. La fusione brillante, selvatica e sfacciata di quattro artisti diversissimi ma capaci di completarsi alla perfezione, in modo naturale e istintivo, plasmando un mosaico sonoro disallineato ma meticolosamente assemblato, formato da tasselli imprecisi di intuizioni sorprendenti, combinazioni irriverenti e contaminazioni che corrodono ogni regola o equilibrio precostituito.