Chi sono i Sorry? Una band di sciroccati composta da Asha Lorenz e Louis O’Bryen, Campbell Baum, Marco Pini e Lincoln Barrett. Suonano insieme sin dall’adolescenza, hanno pubblicato un album molto acclamato, una serie di singoli e una serie di video co-diretti dalla loro cantautrice e cantante, Asha e dalla sua migliore amica Flo Webb (FLASHA Prod). Emergendo dalla scena Windmill di Brixton, dove hanno suonato insieme a Shame, Goat Girl e Black Midi, i Sorry hanno plasmato in modo netto il loro universo sonoro, che unisce una passione forte e condivisa per i suoni lo-fi di grunge, trap e shoegaze.
I Sorry godono di un seguito devoto e affezionato su entrambe le sponde dell’Atlantico. Il loro singolo del 2018 “Starstruck” ha oltre 7 milioni di riproduzioni su Spotify. Il rirmico “Cigarette Packet” è stato senza dubbio uno dei migliori singoli del 2021, con una serie di fumatori e i loro vari gradi di mal di denti come protagonisti del video.
Asha e Louis hanno iniziato a sperimentare con le canzoni a scuola nel 2015, dove hanno registrato paesaggi sonori e ritmiche nelle loro camere da letto a nord di Londra e intraprendendo una feroce gara per ottenere il maggior numero di ascolti. Tra i due è iniziata come un gioco. Home Demo/ns Vol. I + II sono i primi mixtape della band e forniscono un’istantanea abbastanza esaustiva e completa del ventaglio di generi e influenze amate dalla band, che ha sempre sfidato i generi fino ad oggi.
Se il loro primo album 925 (prodotto da Lana Del Rey e dal produttore dei Gorillaz, Jamie Dring) era più elettronico, Anywhere But Here rende omaggio ai cantautori degli anni ’70, come Carly Simon e Randy Newman. La voce agrodolce di Asha contrasta con i suoni di chitarra stonati/discordanti che riecheggiano quelle delle band dei primi anni ’90, Slint e Tortoise, e i ritmi irregolari di Kanye o Capital Steez. L’ingenuità di facciata è uno stratagemma per aprire uno spiraglio verso l’amarezza di fondo dei sentimenti. Il loro marchio distintivo di “Diazepam dreampop” riesce anche a essere sorprendentemente spigoloso e aspro in alcuni frangenti.
Anywhere But Here è stato prodotto da Louis, Asha e Ali Chant a Bristol con Adrian Utley dei Portishead. Conversazioni argute, chat, frammenti di discorsi registrati sottoterra; le parole scartate della città hanno alimentato questi testi, che mappano l’esperienza della vita urbana di una generazione giovane e frustrata. Ma non è tutto sudiciume, grinta e oscurità. La loro è una città dove la luce incandescente illumina gli angoli più oscuri. In quanto persona di origini miste, Asha vede la sua città natale, con la sua atmosfera spesso frenetica e travolgente, come un luogo di profonda ispirazione. “Non essere affatto britannica mi fa sentire un camaleonte”, dice. “Non sono patriottica riguardo alla mia identità, ma sono interessata alla cultura di tutti gli altri. Mi sento patriottica per l’amore e per le altre persone, e mi ci aggrappo.’
Londra figura tra i protagonisti dell’album. Gli echi delle sue strade deserte nel 2021 possono essere ascoltati in brani come “Key to the City“, una ballata romantica e dannata in cui un amante abbandonato maledice un ex.
A differenza del loro disco d’esordio, questo è un tipo di città diverso da quello del 925, raccontato attraverso le voci di due persone poco più che ventenni le cui vite sono diventate insulari. Se esiste una colonna sonora per la nebbia emotiva strisciante degli ultimi tempi, è proprio questa. “Se la nostra prima versione di Londra nel 925 era innocente e fresca, allora questa è più ruvida. È un posto molto più malandato”, dice Louis. Per Asha, questo periodo di intensità è stato impegnativo: “Ho appena fatto quello che facevano tutti gli altri, sono diventata un po’ matta”.
Alla fine della sua relazione romantica, sono seguiti giorni lenti a riflettere sul recente passato. “Sentivo che tutto si stesse allontanando davvero tanto da chi ero veramente”, dice. ‘Continuavo a pensare ‘e ora chi sono io?’ Sua madre, un’operatrice sanitaria, tornava a casa ogni notte dopo aver fornito guida spirituale ai pazienti nelle fasi finali della vita, con storie profonde che era impossibile non assorbire. In questi periodi domestici di inquietudine, Asha scrisse il brano di chiusura ‘Again‘, sulla rinascita e la morte, con un arrangiamento che rispondeva all’idea di frequenza che trascende il corpo femminile: ‘Il mondo brillava come un lampadario / e io ero perduta per sempre.’
Dopo essere appena tornato da un tour negli Stati Uniti con gli Sleaford Mods, Louis ricorda cosa accadde nell’ultimo momento della band negli Stati Uniti. I Sorry avrebbero dovuto suonare a New York poco prima che la pandemia prendesse piede per celebrare il lancio di 925. Dopo lo spettacolo di apertura, il tour è stato cancellato. Se New York era distopica quando sono arrivati, lo è diventato ancora di più nei giorni prima del loro ritorno a casa. “È dove è ambientato ogni film dalla fine del mondo”, dice. “Durante la notte, abbiamo visto le strade passare dall’essere movimentate e intense al camminare intorno a una desolata Manhattan. Non avevo mai provato niente del genere, era completamente nuovo”. È questa novità che sta al centro delle canzoni dei Sorry, di cosa significa essere giovani e sconvolti negli anni 2020, con tutte le sfide e l’ingegnosità che la vita nella metropoli porta.
SORRY
Asha Lorenz (Vice / Chitarra)
Louis O’Bryen (Vice / Chitarra)
Campbell Baum (Basso)
Lincoln Barrett (Batteria)
Marco Pini (Electronics)