Flying Lotus

    Flying Lotus

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    L’artista amato da Radiohead e Erykah Badu divenuto ormai una figura di culto assoluto per aver esteso i confini dell’hip hop fino a derive cosmiche e psichedeliche ma al tempo stesso profondamente permeate di funk “fisico” ed avvolgente, torna in Italia per una data ad aprile a #C2C15

    Un artista in continua evoluzione. Un artista che soprattutto – dote rara di questi tempi – non ha  paura di prendersi dei rischi, di cercare strade impreviste, di affrontare sfide complicate. Ma quando si ha il talento di Flying Lotus (Steven Ellison all’anagrafe, con l’anagrafe che racconta anche di una  parentela con la famiglia Coltrane) non avere limiti e soprattutto non darsene può diventare una scelta splendidamente naturale.

    Se negli anni passati il suo talento sfolgorante è emerso subito grazie a dischi come “1983” (2006), “Los Angeles” (2008), “Cosmogramma” (2010) e “Until The Quiet Comes” (2012), sempre più affilati nel disegnare un hip hop astratto, visionario, debitore tanto del kraut rock quanto del futurismo elettronico più radicale, è col “You’re Dead!” datato 2014 che l’artista californiano rilancia drasticamente la sfida a vette ancora più alte e suggestive.

    Un album totale, avvolgente, coi suoi riferimenti al jazz-rock anni ’70 (e le sue collaborazioni con artisti come Herbie Hancock, Snoop Dogg, Kendrick Lamar), così come sempre più totali ed avvolgenti sono le esibizioni dal vivo di Ellison: la voglia di creare un vero e proprio macrocosmo di sensazioni e stati emotivi estremi con cui innervare le sue architetture hip hop “evolute” è diventata un imperativo assoluto. Non live set di routine, dove far andare il meglio delle proprie produzioni a uso e consumo del pubblico più distratto e modaiolo, ma esperienze complesse e affascinanti, in continuo bilico fra euforia, immediatezza hip hop, oltraggiosa sensualità black ed inquietanti derive che pescano a piene mani da mille fonti (a partire dal Miles Davis “elettrico”). In poche parole: uno dei più grandi talenti emersi nell’ultimo decennio. E, fortunatamente, anche uno dei più coraggiosi ed inclassificabili.